LA NASCITA DI UNA PASSIONE
Da stimolo personale ad invito universale
Potrei raccontare un aneddoto un po’ edulcorato, ironico e divertente circa questa mia passione, ammettendo di aver iniziato a coltivare sin da ragazzetta quella della cucina: ero affascinata innanzitutto dalla preparazione dei dolci, pur mantenendo un occhio di riguardo anche verso tutte le altre portate. Mi ci volle poco però per realizzare che, se da un lato sarei di volta in volta incappata in serie difficoltà nel tentativo di reperire cavie in ambito familiare a cui somministrare le mie creazioni e dall’altro essendomi io stessa sempre ridotta a dover bisticciare con una eredità genetica generosa dal punto di vista della “stazza”, avrei dovuto cambiare rotta verso altre passioni più consone. Armandomi di conseguenza di bicicletta e macchina fotografica avrei preso non due ma ben tre piccioni con una sola fava: dimagrire, viaggiare ed immortalare, oltre a ricavarne benessere psico-fisico.
Racconto fin troppo edulcorato, per quanto farcito di realtà.
Ero bambina quando iniziai ad avvertire sussulti al cuore guardando il telaio di una bicicletta da corsa appeso nel magazzino domestico. Credevo alla promessa che prima o poi sarebbe stata sistemata per me, anche quando cumuli di oggetti accatastati arrivarono ad oscurarla completamente; persi la speranza solo nel momento in cui mi venne detto che, causa l’irreperibilità di un pezzo mancante, non si sarebbe giunti a conclusioni promettenti.
In cuor mio ero certa che nulla avrebbe scalfito questo sentimento innato e negli anni mi adagiai sui soliti “bicicloni” da uomo (pure mezzi scassati) per qualche pedalata entro i confini del paese.
– La scelta della “bicicletta da uomo” significava per me, non, volermi classificare come maschiaccio, semmai una battaglia rivoluzionaria, una sfida: io, bambina di poco più di dieci anni, mi permettevo di salire su un mezzo canonicamente concepito per un uomo, di dimensioni nemmeno previste per il corrispondente femminile. Praticamente un’accusa di inferiorità nei riguardi del sesso “debole”, un affronto inammissibile che presto imparai a sbeffeggiare, azione di cui ancora non mi sono stancata. –
Nella canicola estiva del 2018 entrai in contatto con il gruppo poderoso dell’Associazione Portuense Cicloturistica di volontariato dei “Caduti da Piccoli” come collaboratrice logistica nel corso del tour previsto, potrei però riportare di un preludio avvenuto già nel mese di febbraio, partecipando ad una ciaspolata sull’Altopiano di Asiago con parte di essi. Dopodiché un prestito temporaneo di una bici vintage predisposta per la corsa: non era della mia taglia, non riuscivo a spingermi oltre un certo kilometraggio per via di dolori incalzanti a schiena e scapole ma del resto, temprata con mezzi improvvisati, non era per me un problema grave. Infine, a qualche mese dall’imminente tour dell’anno successivo un’eredità inaspettata mi ha permesso di rinnovare la partecipazione in sella ad una splendida Bianchi. Quell’estate fu il coronamento di un amore innato.
Confesso che, se fino a qualche anno fa covavo il sogno dell’espatrio, da quei giorni ho trovato persone attorno cui porre solide radici; non erano più quegli anonimi ciclisti che da piccola scrutavo con ammirazione nel vederli sfrecciare.
Al di là di questa mia digressione personale, gradirei che passasse un messaggio ai lettori:
“Afferrate una qualsiasi bicicletta (meglio se non rubata), pedalate! Immergetevi nella natura. Magari potreste scoprire nuovi luoghi, apprezzare la vita da un altro punto di vista o riappropriarvi di voi stessi o forse ancora, tastare la vostra forza a prescindere dalle circostanze e rendervi parte del panorama all’orizzonte.”