REINVEST TIME TO CARE
SALUTE. PAZIENTI AD ALTO RISCHIO CARDIOVASCOLARE: AGEVOLARE L’ACCESSO AGLI INIBITORI PCSK9 PER FAVORIRE ADERENZA TERAPEUTICA NEL SEGNO DELLA SOSTENIBILITÀ, DELL’EFFICIENZA DEL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE E DEL BENESSERE DEL PAZIENTE
9 anni lavorativi spesi dai medici in lungaggini burocratiche. L’abolizione del Registro ne farebbe reinvestire 6 in nuove visite, alleggerendo liste di attesa e tutelando la salute dei cittadini
Semplificare l’accesso alle terapie basate su farmaci innovativi come gli inibitori di PCSK9i (mAb) per migliorare l’efficacia e la tempestività dell’assistenza al paziente affetto da malattie cardiovascolari e alla sua famiglia. È la richiesta che arriva, a gran voce, da clinici e associazioni di pazienti ai decisori politici, a confronto, oggi, a Roma, nel corso del convegno “Reinvest Time to Care”, promosso da Inrete con il contributo non condizionato di Sanofi Italia.
Nove anni lavorativi impiegati in pratiche burocratiche: a tanto ammonta il tempo che ogni medico sacrifica alla cura del paziente a causa delle lungaggini legate alla compilazione del Registro di Monitoraggio Web PCSK9, del Piano Terapeutico (spesso conseguente co-trattamenti) e della nota AIFA. Superando la necessità di compilare il Registro, invece, secondo l’analisi dell’istituto di ricerca CliCon, condotto con il supporto di Sanofi Italia, si risparmierebbero sei anni per singolo medico: tempo da reinvestire nella cura e nell’affiancamento del paziente affetto da patologia cardiovascolare, un fenomeno che in Italia, secondo dati ISTAT, causa oltre 1 decesso su 3 e rappresenta la prima motivazione di ricovero ospedaliero.
Lo studio CliCon, per quanto riguarda l’analisi dell’utilizzo degli anticorpi monoclonali anti-PCSK9 e le comorbilità dei pazienti insieme ad altri studi scientifici ed analisi disponibili sul tema, ha dimostrato i benefici di un’efficace de-burocratizzazione per gli anticorpi monoclonali anti-PCSK9: si riducono i costi, si semplifica il percorso amministrativo e si liberano risorse, non solo dal punto di vista finanziario, ma anche dal punto di vista organizzativo. Gli studi scientifici recenti dimostrano infatti come, migliorando il modello organizzativo e quindi il modello di presa in carico, si ottiene una migliore aderenza alle terapie da parte dei pazienti, con importanti effetti sulla sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale e sul processo di presa in carico del paziente.
“Un aspetto da non sottovalutare – sottolinea Emanuela Folco, Presidente della Fondazione Italiana per il cuore (FIPC) – è quello legato alla semplificazione, che passa per una corretta comunicazione e per la digitalizzazione. Comunicare e informare, creare conoscenza e consapevolezza, spianare la strada a nuove forme di linguaggio e comunicazione è fondamentale. Anche queste azioni “informative/formative” rientrano in quell’approccio multidisciplinare che le Istituzioni dovrebbero guidare senza indugi per migliorare le interazioni ospedale-territorio, così come supportare e migliorare il rapporto medico-paziente. La digitalizzazione dei processi può apportare un reale aiuto a tutto il percorso e alla gestione da parte del medico prescrittore, riducendo sensibilmente il tempo impiegato per compilare i registri durante le visite. Ogni minuto risparmiato durante la visita, grazie alla semplificazione dei processi burocratici, può essere prezioso per instaurare un confronto significativo tra medico e paziente, favorendo così la creazione di una maggiore consapevolezza riguardo alla propria salute e condizione”.
“L’introduzione di farmaci per il trattamento dei pazienti ad alto rischio di recidiva di infarto miocardico, in particolare il PCSK9, ha dato risultati straordinari, a fronte però di un importante tempo burocratico per la loro prescrizione. Da qui nasce la necessità di rendere più agevole il compito dei cardiologi che sono gli unici prescrittori abilitati. Il discorso può essere rivolto anche agli altri piani terapeutici di pertinenza cardiologica (NAO, ranolazina, acido bempedoico) che vedono la prima prescrizione da parte di più specialisti, ma che dovrebbero vedere le successive a carico del solo medico di base. – spiega Anna Patrizia Jesi, Presidente CardioSalus APS – Conacuore – Per quel che riguarda la qualità della vita e il percorso curativo dei pazienti, un processo più snello di accesso ai farmaci innovativi avrebbe sicuramente un impatto positivo sull’aderenza terapeutica che ad oggi è forse il problema più attuale, perché i pazienti si sono trovati in difficoltà nel rinnovo delle ricette a causa della pandemia e non di meno al fatto che molti medici di base sono andati in pensione senza un corrispondente e adeguato rinnovo”.
Gli anticorpi monoclonali inibitori di PCSK9 hanno mostrato negli anni ridurre significativamente il colesterolo LDL, favorendo così il raggiungimento dei goals terapeutici raccomandati dalle Linee Guida e hanno restituito notevoli benefici sugli outcome cardiovascolari in pazienti ad alto rischio, con riduzione di eventi avversi maggiori e, in particolare per alirocumab, di riduzione della mortalità per tutte le cause, obiettivo principale nel trattamento di ogni paziente.
L’analisi condotta da CliCon si avvale di una retrospettiva osservazionale sui dati estratti dai database amministrativi di un campione di enti, considerando un numero di assistibili pari a circa 5 milioni, con l’obiettivo di analizzare il carico burocratico e amministrativo legato alla gestione dei pazienti ad alto rischio cardiovascolare in trattamento con inibitori PCSK9 (PCSK9i)*. Come emerge dallo studio, durante il primo anno di trattamento con PCSK9i, sono stati evidenziati frequenti co-trattamenti: i farmaci più frequentemente co-prescritti appartenevano alle classi di farmaci impiegati per il trattamento di patologie cardiovascolari (antitrombotici, antiipertensivi, terapia cardiaca) e cardiometaboliche (ipolipemizzanti). L’analisi dei co-trattamenti ha messo inoltre in evidenzia che il 43% dei pazienti (circa 15.179) assumeva almeno 2 farmaci (includendo anche il PCSK9i) prescritti secondo piano terapeutico/registro web, mentre l’11,6% assumeva almeno 3 farmaci (inclusi anche iPCSK9i).
“È imperativo adottare tutte le misure possibili per garantire adeguata assistenza ai pazienti. L’onere della burocratizzazione, che affrontiamo quotidianamente, rappresenta un ostacolo alla diffusione delle cure. Risulta chiara l’importanza della sorveglianza sull’uso dei trattamenti, affinché siano impiegati in modo opportuno e adeguato. – spiega Fabrizio Oliva, Presidente ANMCO Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri – Tuttavia, si auspica una giusta semplificazione burocratica che consenta di proseguire con un piano terapeutico adeguato, mediante un sistema più efficiente rispetto all’attuale registro web, il quale si è dimostrato estremamente oneroso. A tal proposito, come società scientifiche, ci offriamo di collaborare con le istituzioni per raggiungere questo obiettivo”.
Sulla tempestività delle cure e la necessità di intervenire sul fronte della burocrazia interviene anche Annarita Patriarca, Membro e Segretaria di Presidenza della Commissione Affari Sociali XII – Camera dei Deputati: “La qualità di vita di un paziente, in particolare quelli ad alto rischio cardiovascolare, dipende dalla prontezza e adeguatezza dell’accesso alle cure. Il futuro della sanità dovrebbe essere caratterizzato da modelli organizzativi per la gestione delle malattie croniche, da un facile accesso per i medici a tutte le opzioni terapeutiche disponibili e da una maggiore integrazione della sanità territoriale. Centrando il sistema sanitario sul paziente e riducendo la burocrazia, possiamo costruire un futuro in cui ogni individuo ha accesso a cure tempestive e adeguate. La strada da percorrere potrebbe essere lunga, ma con impegno e collaborazione, un sistema sanitario efficiente e centrato sul paziente è alla nostra portata”.
Secondo la survey, la compilazione del Registro cuba circa 40 minuti: se ogni medico prescrittore potesse “re-investire” questo stesso tempo in visite mediche di circa 20 minuti, si potrebbero effettuare circa 53.000 visite in più all’anno con un impatto positivo anche sulle liste di attesa. In un anno, infatti, si riuscirebbero a visitare nei centri specialisti un numero di pazienti ad alto rischio cardiovascolare quasi il doppio del totale attualmente in trattamento con gli anticorpi monoclonali anti-PCSK9. “Si auspica che si eviti sia il sovra che il sotto utilizzo delle prestazioni sanitarie. – commenta Andrea Cane, Vice-presidente Commissione IV Sanità, assistenza, servizi sociali, politiche degli anziani Regione Piemonte – Entrambi gli estremi possono avere conseguenze negative sia per i pazienti sia per l’economia del sistema sanitario”.
Se, in termini di risorse, un aiuto importante per la Sanità può arrivare dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è bene non sottovalutare l’aspetto legato alla qualità delle terapie che deriva da processi innovativi. Ne è convinto Giulio Gallera, Presidente Commissione speciale PNRR e componente Commissione III Sanità Regione Lombardia: “ll PNRR offre risorse e investimenti per il Sistema Sanitario, ma è fondamentale evitare limitazioni all’accesso ai farmaci innovativi e migliorare l’appropriatezza prescrittiva, utilizzando la telemedicina e condividendo informazioni per garantire la sostenibilità del sistema e una gestione più efficace delle risorse”.
* Per l’analisi osservazionale sono stati inclusi 1.695 pazienti trattati con PSCK9i (in rappresentanza dei pazienti in trattamento fino ad ottobre 2022). L’età media±SD alla data-indice era di 63.6±10.1 anni, ed una età mediana di 65 anni. In particolare, il 10% dei pazienti aveva un’età inferiore a 50 anni, il 25% tra 51-60 anni, il 37% tra 61-70 anni ed il 28% tra 71-80 anni. Il 67% maschi ed il 33% femmine. 710 (42.8%) pazienti inclusi afferivano ad enti del Nord Italia, 324 (19.5%) del Centro e 625 (37.7%) del Sud Italia.
20/09/2023 17:30:33 Nota stampa “D.Russo)