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Fernweh – /ˈfɛɾnˌveː/ – II Atto

CASA DEGLI ARTISTI: Fernweh – II Atto | Friedrich Andreoni e Roberto Casti, a cura di Caterina Angelucci e Andrea Elia Zanini Friedrich Andreoni e Roberto Casti.

DAL  24 GENNAIO AL 6 FEBBRAIO 2025 – OPENING GIOVEDI’ 23 GENNAIO h. 18.00 E ALLE ORE 19.30 LA PERFORMANCE DI ROBERTO CASTI. ALEPH (Milano-berlino-Lisbona-Milano).

Roberto Casti_Aleph (Sardegna)

“Dieci volte l’anno il privilegiato potrà essere trasportato dove vorrà, a cento leghe l’ora; durante il trasporto dormirà”.
Stendhal, I privilegi, 1840

In un contesto sociale che per alcuni aspetti ricorda la Dublino raccontata da James Joyce nel 1914 in Dubliners, i personaggi dei quindici racconti tornano attuali. Ogni vicenda, infatti, presenta due costanti narrative: la paralisi collettiva, indotta dalla politica e dalla religione del tempo, e l’idea di fuga, come conseguenza di una rinnovata consapevolezza. In particolare, in Eveline l’epifania è indotta dal suono di un organetto: la protagonista sceglie di fuggire da Dublino per ricominciare la sua vita a Buenos Aires ma, presa la decisione, la paura e i rimorsi la trattengono in Irlanda, lasciando così la speranza di una desiderata felicità, che si allontana nella personalizzazione di Frank su una nave diretta in Sud America.
Friedrich Andreoni e Roberto Casti sono stati invitati a riflettere sulle tematiche affrontate dal romanzo in relazione al contesto in cui vivono, rispettivamente Berlino e Milano. Comparando i racconti del romanzo di Joyce alla situazione contemporanea, emergono degli elementi speculari: la sensazione di vuoto, la paralisi collettiva e il desiderio di fuga.
Dopo essere stata presentata presso lo spazio indipendente KA32 di Berlino a novembre 2023, Casa degli Artisti a Milano ospita il secondo atto dell’esposizione. Attraverso installazioni sonore, sculture e performance, gli artisti indagano la necessità di raggiungere un luogo, materiale o immateriale, che consenta di astrarsi dalla frenesia e dal vuoto del vissuto, un rifugio dalle pressioni imposte dal contesto sociale della metropoli. Non necessariamente una meta fisica ma anche una suggestione, una persona, un luogo ideale, una lettura o un suono che permetta, a colui che Stendhal definirebbe “privilegiato”, di chiudere gli occhi ed essere trasportato ovunque lo desideri.
Da qui la scelta del titolo: fernweh, dal tedesco fern: “lontano” e weh: “nostalgia”. Non direttamente traducibile in altre lingue, assume il significato di “vuoto che si prova nell’essere intrappolati nella quotidianità” e di conseguenza “nostalgia di un posto lontano” ideale o reale, conosciuto o da scoprire.

Biografie
Friedrich Andreoni (Pesaro, 1995) è un artista italiano cresciuto tra l’Italia e il Medio Oriente. Nel 2020 si diploma presso la Weißensee Kunsthochschule Berlin e dal 2018 è membro della Studienstiftung des deutschen Volkes (German Academic Scholarship Foundation). Dal 2020 al 2022 vince la borsa di studio DAAD – German Academic Exchange Service grazie alla quale svolge attività di ricerca presso il dipartimento Sound della School of The Art Institute of Chicago. Nel 2022 è stato l’unico artista visivo a ricevere una menzione speciale al Premio delle Pontificie Accademie Vaticane – Virtuosi del Pantheon e, nel 2023, ha vinto il Ducato Art Prize per la sezione Academy. Nel 2024 viene invitato a partecipare al progetto Dalle sculture nella città all’arte delle comunità in occasione di Pesaro Capitale italiana della Cultura, prende parte alla prima edizione della residenza WONDERFUL! Art Research Program 2024 al Museo Novecento di Firenze e presenta la sua prima personale presso Galerie Met di Berlino.
Recentemente ha completato il percorso di Meisterschüler con l’artista vincitrice del Turner Prize Susan Philipsz presso la HfBK di Dresda, in Germania e all’inizio del 2025 presenterà una personale presso lo Château de Fontainebleau della Fondazione Claudia Cardinale.
Roberto Casti (Iglesias, 1992) è artista e musicista. Vive e lavora tra Milano e Iglesias, in Sardegna. La sua ricerca artistica include diversi linguaggi tra i quali video, performance, installazione, disegno e suono.
Con il collettivo trans-disciplinare The Boys and Kifer, nato nel 2014 come band musicale fittizia, indaga nuovi metodi di comunità e convivenza attraverso la partecipazione di numerosi artisti, musicisti e teorici. Ha collaborato e esposto in diversi spazi e istituzioni quali MACRO (Roma), MAN (Nuoro), Museo Nivola (Orani), FRAC di Corte (Francia), Marsèlleria (Milano), PAV – Parco Arte Vivente (Torino), OGR – Officine Grandi Riparazioni (Torino) e Accademia di Belle Arti di Brera (Milano). Ha pubblicato articoli per Nero On Theory, Kabul magazine, Exibart e Antinomie. Nel 2023 ha partecipato alla pubblicazione di Soft Crash, libro collettivo prodotto dal MACRO di Roma. Tra le ultime residenze artistiche ci sono "Hangar" (Lisbona, Portogallo) e "CBI – Communities Between Islands" in collaborazione con Archipelago Network (Syros, Grecia), Providenza (Corsica, Francia) e Cherimus (Sardegna, Italia).

Casa degli Artisti
Milano, corso Garibaldi 89A
Via Tommaso da Cazzaniga
www.casadegliartisti.org
info@casadegliartisti.org
orario: da martedì a domenica (chiuso il lunedì) h. 12.30 – 19.00

Le opere in mostra

Friedrich Andreoni photo Eugene I-Peng Tang
Installation view Friedrich Andreoni Untitled, 2022, SAIC Galleries, Chicago, IL, United States. Photo courtesy of the artist
Installation view Friedrich Andreoni Untitled, 2022, SAIC Galleries, Chicago, IL, United States. Photo courtesy of the artist
Installation view Friedrich Andreoni Untitled, 2022, SAIC Galleries, Chicago, IL, United States. Photo courtesy of the artist

Friedrich Andreoni

L’artista si ispira all’iconico uovo che Piero della Francesca dipinge tra il 1472 e il 1474 nella Pala di Brera proponendo Ending Times (2023), un’installazione sonora multi-canale, composta dalla successione di campioni audio degli ultimi cinque secondi di diverse colonne sonore cinematografiche. Un altoparlante, posto al centro dello spazio espositivo come nella Sacra Conversazione francescana, riproduce in loop una composizione di 30 minuti, creando un’atmosfera senza fine, caratterizzata da echi distanti e malinconici. Richiamando l’idea del viaggio, la successione di ogni traccia si delinea come un ciclo ininterrotto di partenze, arrivi e ripartenze: ogni confine è sfumato, in una sequenza continua di finali. Ending Times simboleggia il perpetuo e il metamorfico invitando i visitatori a perdersi in un non-luogo che non hanno mai vissuto: Se non dovessi tornare, / sappiate che non sono mai / partito. / Il mio viaggiare / è stato tutto un restare / qua, dove non fui mai. (Giorgio Caproni).

In mostra è presente anche I’m ready (2022), una ricetrasmittente radio, utilizzata dalle forze di sicurezza negli Stati Uniti, collocata a terra come fosse abbandonata. Il dispositivo riproduce in loop la registrazione audio di un musicista che pronuncia la frase “I’m ready” prima di iniziare a registrare un brano. La frase è diventata ormai un elemento distintivo nel gergo comune grazie alla cultura cinematografica e pop americana. Nei film, nelle serie TV e nei video musicali, questa espressione incarna un momento di tensione o di preparazione, spesso carico di aspettative. Ha assunto una valenza archetipica, rappresentando il passaggio simbolico tra l’attesa e l’azione, tra il potenziale e la realizzazione. L’espressione inglese, stigmatizzata, solleva la domanda: pronto per cosa? Un’aspettativa continua.

Segue l’opera Untitled (2022), tre fusioni in alluminio di piccole antenne chiamate in gergo “a pinna”, originariamente progettate per le automobili. Queste forme eleganti e aerodinamiche, generalmente utilizzate per la ricezione del segnale, vengono rimosse dal loro contesto funzionale e immaginate come oggetti scultorei. Installate in una disposizione minimalista, le fusioni evocano un senso di movimento e precisione tecnologica, mettendo in risalto la loro forma organica, simile a una pinna.

Conclude la serie di Andreoni Untitled (2024), la fusione in bronzo di una tipica antenna a frusta, flessibile e lunga, utilizzata nei convogli militari per comunicazioni radio a medio e lungo raggio. Quando il veicolo è in stazionamento, l’antenna viene sollevata in posizione verticale per massimizzare la capacità di trasmissione e ricezione del segnale radio. Durante il movimento del veicolo, invece, l’antenna viene inclinata e fissata con un cavo o un supporto elastico ancorato alla parte anteriore del mezzo. Andreoni fonde l’antenna nell’attimo di tensione, momento che protegge il dispositivo da possibili danni causati da vibrazioni e urti. Ne risulta una linea nello spazio, che ricorda quasi una scritta ma anche un ponte o l’inizio di un arco, quest’ultimo elemento caratterizzante della ricerca dell’artista.

RC ritratto
Roberto_Casti_ARIA (composizione III)a_ph. Tiziano Ercoli
Roberto_Casti_ARIA (composizione II)a_ph. Tiziano Ercoli e Riccardo Giancola
Roberto Casti_Aleph (Milano-Berlino)
Roberto Casti_Aleph (New York)
Roberto Casti_Aleph (Sardegna)

Roberto Casti

In occasione della mostra a Casa degli Artisti, Roberto Casti continua la sua ricerca sulle connessioni marginali che legano l’interno e l’esterno portando avanti la serie Aleph (2023 – on going), iniziata durante il primo capitolo di Fernweh a Berlino. Per la realizzazione di queste opere, l’artista ha collezionato registrazioni sue o appartenenti ad amici provenienti da città lontane tra loro, andando poi a modificarle e rallentarle fino a creare dei tappeti sonori ambient in cui ogni dato spaziale e temporale viene schermato. Le tracce sono solitamente riprodotte attraverso dei display che l’artista definisce non-oggetti, dei dispositivi che abitano i margini di qualsiasi ambiente domestico o commerciale come scatole di derivazione, tubi di scarico o dell’acqua e condotti per l’aerazione, strumenti funzionali che solitamente servono a nascondere dei “passaggi”, siano essi di energia, di aria o di informazioni. Utilizzando questi dispositivi come casse di risonanza anomale, l’artista mette in evidenza ciò che abita ai margini degli spazi quotidiani, re-interpretando le connessioni che legano l’interno abitativo all’esterno, il micro al macro, l’individuo al pianeta in cui vive. In stretta relazione con lo spazio di Casa degli Artisti, Roberto Casti proporrà una nuova versione di Aleph collaborando con Maya Aghniadis, musicista di origine Libanese che vive ad Atene, in Grecia. L’opera funge da cassa di risonanza per una composizione realizzata rallentando alcune registrazioni effettuate in Libano.

Della stessa serie fa parte anche l’installazione performativa Aleph (Milano-Berlino-Lisbona-Milano). Quest’ultima è una macchina da scrivere che il pubblico può utilizzare per contribuire a una lista di domande – iniziata in occasione della mostra di Berlino e poi continuata durante la residenza artistica Hangar a Lisbona – che riflettono sulla propria posizione nel mondo e nel proprio tempo storico. Il testo/opera in continua espansione è un dispositivo di consapevolezza spazio-temporale, un tentativo di immedesimazione impossibile che sposta però l’attenzione dall’individuale al collettivo, presumendo un ribaltamento della propria condizione esistenziale legata alla sfera personale. Durante l’opening è prevista una performance/reading del testo.

Accompagnano i lavori appartenenti alla serie ARIA (2024 – on going) partiture caotiche realizzate attraverso una veloce traduzione in segno grafico del suono proveniente dall’esterno dello studio dell’artista. Roberto Casti scandisce con una grafite il tempo e i movimenti spaziali su tela o tessuto e, nel caso dei tendaggi, avviene una seconda e lenta lavorazione in cui i segni vengono ricamati. Il risultato è un apparente monocromo bianco che rivela la complessità dei suoi elementi compositivi solamente da vicino, ricordando un attimo di improvvisa rivelazione. Come quando si intravede il pulviscolo danzare in controluce accanto a una finestra.


09/01/2025  18:11:26  Nota stampa “Casa degli Artisti”

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