MARIA MADDALENA NEL GIUDIZIO DI MICHELANGELO
Origini dello studio di Sara Penco “Maria Maddalena nel Giudizio Universale” Restauratrice e ideatrice del metodo Smarticon.
L’ispirazione che ha dato vita allo studio: il brevetto Smarticon.
Il Patrimonio Culturale, benché bene di interesse storico-artistico proprio di ogni nazione, non “appartiene” al singolo Paese, ma è il cuore pulsante dell’intera umanità.
Da questo presupposto nasce l’esigenza di forgiare un nuovo “modello di pensiero”, in grado di alimentare la concezione del Patrimonio Culturale come un “unicum” e non come la somma delle parti di cui è composto; un modello che fondi le radici sul circolo virtuoso della conoscenza quale risorsa che si contrapponga alla disgregazione per favorire il dialogo tra culture, la cooperazione e l’integrazione sociale.
Per comprendere davvero un’opera d’arte occorre rispettarla e preservarla nella sua duplice storicità: sotto il profilo materiale, inteso come conservazione della materia che la costituisce, e come sinergie profuse per il recupero del patrimonio immateriale, che ne rappresenta la “ragione di esistere”.
Nel 2017 il Ministero per lo Sviluppo economico ha concesso a Sara Penco il brevetto per metodo italiano denominato Smarticon: “Metodo per la classificazione, la catalogazione ed il tracciamento dei beni di valore, in particolare opere del mondo dell’arte”.
Il progetto pone unordinamento ermeneutico nel patrimonio conoscitivo profuso dagli esperti nell’ambito dei Beni Culturali e lo rendefruibile grazie alla trasformazione delle informazioni storico-iconografiche in patrimonio informativo digitale e ad un motore di ricerca cognitivo.
Smarticon significa “immagine intelligente”, perché consente di indagare l’opera d’arte partendo dalladescrizione del soggetto(iconografia) e di proseguire con il recupero di tutte le informazioni preposte alla valorizzazione del bene e alla ricerca della verità.
Un “modello di pensiero”dedicato alla conoscenza
Era l’estate del 2012 ed ero immersa nella lettura di alcuni testi sul Giudizio Universale della Cappella Sistina. Cercavo di approfondire la comprensione del percorso che aveva condotto studiosi e teologi all’identificazione dei personaggi nell’affresco, in un misto tra passione e ricerca mirata alla verifica della coerenza tra il mio “modello di pensiero” (che sarebbe poi diventato un brevetto per metodo) e le linee guida del mondo accademico.
Tra le figure che affollano la composizione riconobbi Maria Maddalena ed iniziai uno studio che mi vide talmente assorta e determinata a verificare la mia ipotesi, che perfino l’entusiasmo passò in secondo piano. Avevo l’impressione che il tempo si fosse fermato.
Ritenevo essenziale immedesimarmi nella personalità di Michelangelo per riuscire ad osservare, ascoltare e comprendere il messaggio iconologico che l’artista ha voluto comunicare. Volevo farmene portavoce attraverso il mio contributo non solo scientifico, ma anche spirituale: un punto di vista innovativo, concentrato sul messaggio di speranza ed orientato a far luce sull’aspetto positivo insito nella Parusia. Avevo maturato la convinzione che fosse questo il nodo fondamentale ed imprescindibile per la codifica dell’ermeneutica del Giudizio: la fede sincera che si contrappone alla cruenza della sconfitta contro il male.
Auspico che questo studio possa accendere un dibattito, che coinvolga anche il mondo accademico, e che dia respiro a quelle riflessioni, interpretate e tramandateci da Michelangelo, che si traducono in una straordinaria testimonianza; intrisa di profondi significati cristiani e profusa per far “vedere” all’umanità la promessa di Dio che “il Giudizio sul male sarà un Giudizio di grazia”.
SARA PENCOAutrice dello studio: “Maria Maddalena nel Giudizio di Michelangelo” Restauratrice e ideatrice del metodo Smarticon
Frequentavo la terza elementare quando mio padre mi chiese di accompagnarlo a via Margutta, nel centro storico di Roma, per visionare lo stato di avanzamento dei lavori su un dipinto che aveva affidato ad un restauratore.
Ricordo ancora l’odore acre dei solventi e delle vernici che accoglieva chiunque entrasse… e che sarebbe rimasto impresso nella mia mente come uno dei ricordi più radicati della mia infanzia.
Mi guardavo intorno e osservavo ogni cosa senza rendermi conto di quanto, anche i dettagli di quelle stanze, avrebbero impresso nella mia mente un ricordo indelebile. Non so dire se mi conquistò più la curiosità o il fascino di quel luogo, ma l’idea di ammirare la bellezza dell’antico che riaffiorava sotto gli stoppaccini intrisi di puzzolenti “pozioni magiche” mise a nudo, con incredibile determinazione, la mia ambizione di diventare una restauratrice!
Con il tempo presi contezza di quanto il mestiere dell’artigiano possa rivelarsi ingrato sotto l’aspetto economico ma, in compenso, è una scelta incredibilmente appagante sul piano professionale… e anche su quello passionale!
L’amore per l’arte, e per ciò che essa rappresenta, ha forgiato in me la convinzione che il Patrimonio Culturale rappresenti lo strumento per eccellenza grazie al quale l’uomo, da sempre, “scrive” la storia della sua civiltà. Ogni manufatto è l’espressione di una cultura, nelle sue più variegate rappresentazioni, destinata a sopravvivere, attraverso i secoli, a chi l’ha creata: una risorsa per l’umanità che si traduce in uno strumento preziosissimo per contribuire ad istaurare un clima di coesione globale.
L’arte, dunque, è il tramite più efficace per osservare, ascoltare, comprendere comunicare e tramandare il bene più prezioso del quale il genere umano dispone, al fine di prendere coscienza delle proprie origini e dell’evoluzione che ci ha condotti ad essere ciò che siamo oggi: in uno spazio senza tempo ne confini.
Un’inedita chiave di lettura del Giudizio Universale in Cappella Sistina All’estremo margine destro della parete che ospita il Giudizio Universale un uomo sorregge una delle croci più imponenti della composizione e, voltandosi nella direzione opposta agli eventi, sembra assecondare la donna bionda, vestita di giallo, a figura intera, intenta a baciare il legno della traversa: Maria Maddalena.
L’intima condivisione della croce – oggetto del desiderio dei santi – fornisce lo spunto per ipotizzare che il possente uomo possa essere riconosciuto come la “reiterazione” di Cristo Giudice nel Redentore. La sovrapponibilità della possanza fisica e dei tratti somatici coincidono, ma è la postura del braccio a non poter essere considerata la casuale “proiezione” di un gesto così significativo; poiché è proprio nella forza che confluisce dal braccio alzato del Giudice che si scatena il turbinio di eventi che anima ogni particolare dei 180,21 metri quadri di parete.
L’accostamento della Maddalena al Redentore, più che mai nella Parusia, ribadirebbe il concetto di Resurrezione e la clemenza di Cristo annunciata nella testimonianza biblica secondo la quale “il Giudizio di Dio sul male sarà un Giudizio di grazia”: un messaggio d’amore che va benoltre la cruenza della condanna per le anime dannate.
Questa inedita chiave di lettura dell’affresco testimonia un messaggio teologico di speranza potentissimo ed accende i riflettori su un inedito aspetto dell’ermeneutica del Giudizio, conferendo – ad una delle opere più note e apprezzate al mondo – una straordinaria attualità, che si rivela fortemente coerente con la “Nuova stagione della Chiesa” inaugurata da Papa Francesco. La presenza della santa, infatti, impone riflessioni che implicano temi quali il ruolo della donna nella società, nella Chiesa e nel diaconato al femminile.
20/12/2024 08:33:16 Nota stampa “sciptmaneant”