Museo della civiltò contadina di Ateleta - Natoconlavaligia

Ultimo aggiornamento 12/01/2020
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Ateleta ed il suo Museo della Civiltà Contadina.

Il mondo rurale ha nel “Museo della Civiltà Contadina” di Ateleta, comune abruzzese dell’Alto Sangro a circa 115 km da L’Aquila, un luogo dove poter riposare, farsi conoscere o riscoprire, diventare spinta economica per il territorio.

Di Gerardo Moretta




Nei pressi del Parco comunale, prima era sito nella Casa Comunale di Ateleta, sorge l’edificio che ospita il Museo dedicato al prof. Francesco Le Donne, e proprio suo figlio, il dr. Vanni Le Donne fa da guida e mette a proprio agio i visitatori raccontando la storia del comune abruzzese sin dalle origini.

I primi insediamenti risalirebbero al XVI secolo d.C., poi si passa per la Colonia delle Camarde nel XVIII secolo, alla fondazione di Ateleta avvenuta nel 1811 per volere di Gioacchino Murat, fino all’abbandono del territorio dovuto al fatto che era sulla “Linea Gustav” cioè il fronte di difesa tedesco contro le truppe canadesi durante la Seconda Guerra Mondiale.

Dopo una lezione di storia, interessantissima poiché mette in condizione di conoscere un po’ l’animo e lo spirito che caratterizza gli ateletesi, si comincia il percorso nelle sei sale che compongono l’edificio espositivo.

Si inizia con i mezzi di trasporto e fa bella mostra di sé un carretto che fu il mezzo che trasportava le merci da Castel di Sangro ai paesi limitrofi tra il 1944 e il 1950, oltre ad essere anche “l’autobus” per coloro che volessero raggiungere siti religiosi; si continua con la “traja”, o slitta con la quale venivano trasportate pietre o letame, e la carriola per i trasporti su brevi distanze, tutti in legno e tutti, nonostante il tempo passato e le intemperie metereologiche che hanno dovuto sopportare, in buono stato. Sulla stessa parete sono posti anche gli strumenti che venivano caricati sugli animali e che servivano per trasportare merci, relativamente, più leggere, ed ecco così il basto, la bigoncia e le “caje” per i covoni di grano.

Nella zona riservata ai lavori della terra, si possono ammirare vari tipi di aratri, vomeri, i collari indossati dalle bestia da soma per arare i campi, varie specie di zappe e zappette, la falce, il rastrello e il grappo dalla punta ricurva utilizzato anche per uccidere i maiali. Quando il grano veniva mietuto ecco comparire i crivelli per la pulitura delle scorie, mentre per la potatura c’era la roncola e l’accetta per spaccare la legna.

Camminando lungo il percorso si possono osservare da vicino: la “macinella” che serviva in famiglia per macinare il grano; le seghe di varie misure per tagliare la legna; uno sgabello antico in legno; i gioghi per gli animali da soma; i campanacci per ovini e bovini; gli attrezzi del falegname; una cassapanca ripiena di giocattoli per bambini in legno; micce di differenti lunghezze e forme per forare; martelli per rompere muri; pinze arrugginite dal tempo; due scarpe vecchie e consunte appartenute a un bambino e a un adulto, che per chissà quanti anni avranno percorso chilometri sulle strade più accidentate; le forme per le scarpe di un ciabattino vissuto più di un secolo fa; la ruota e gli altri attrezzi per filare la lana; un mobile per conservare il grano; una macchina da cucire della Necchi che forse qualcuno avrà visto a casa dei nonni o perlomeno su foto di oltre settant’anni fa; i piatti riparati con fermagli di ferro; pale per pizze e taglieri in legno; gli attrezzi per la cucina; una “strucuratora” ossia uno sciorinatoio in legno usato dalle lavandaie; pentole per far bollire recipienti; macinacaffè, tostacaffè e caffettiere.

Ma l’ambiente più struggente, dove si nota l’unità familiare dei contadini di Ateleta è una camera da letto ricostruita con uno specchio, un letto in ferro, lo scaldaletto detto anche monaco, una culla in legno, la “seggetella” col buco per i bisognini dei più piccoli, una vecchia radio, il lavabo in ferro smaltato oramai completamente in pezzi e un rosario da preghiera appeso al muro.

E’ una passeggiata/cavalcata nel tempo e nello spazio, quella che si accinge a fare un turista o un visitatore nel “Museo della Civiltà Contadina” di Ateleta. E’ un insieme di emozioni, sorprese, ricordi, rimembranze di racconti di persone anziane che da piccoli ci tenevano impegnati con le loro storie.

Non è un museo, ma è un immergersi in una “vita fa”: nella vita di chi ci ha preceduti, lasciati, ma che nel cuore, nel sangue e nella mente di noi che siamo i loro “posteri”, hanno ancora lo spazio dirompente di una commozione.
27/08/2019

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