A Somma Vesuviana, comune a circa 16 km da Napoli, nelle adiacenze del Complesso monumentale di Santa Maria del Pozzo, ha luogo il Museo della civiltà contadina “Michele Russo”.
Di Gerardo Moretta
E’ una passeggiata lungo un percorso costruito ad angolo retto, dove ai lati di un selciato fatto di terra e pietrisco, si possono vedere da vicino vecchi aratri, arrugginiti dall’umidità e dal tempo, con ruote e non, orti coltivati sui quali sono visibili piantine di peperoncini piccanti, uno scheletro di carro con tiro classico per una pariglia di buoi, uno spaventapasseri con tanto di rastrello e cappello, piantine di vari colori, ciuffi di erba “pucchiacchella” ossia tipo di insalata selvatica, una stadera con pomodori del piennolo (varietà di pomodori vesuviani) poggiati sopra per la pesatura, un pozzo in pietra, piante di artemisia e liquirizia, un torchio per la spremitura dell’uva, ruote di carri giganti, botti in legno per il vino di varie misure, una pentola col braciere sotto riempito di cenere e pezzi di carbone bruciato, una stalla con un asinello dall’aria afflitta, un carro in legno, un asse lavatoio per i panni e altri attrezzi rurali che ricordano il tempo che fu…
Al di sotto della chiesa dedicata a Santa Maria del Pozzo, c’è un’entrata che, dal Museo all’aperto, porta ai cellai (locali dove una volta si custodivano gli attrezzi agricoli) che si dividono in sei stanze una nell’altra, e che rappresentano la parte interna dell’esposizione. Nella prima sezione sono esposte le bardature per i cavalli, i muli e i bovini, con l’aratro grande in legno che serviva ad aprire solchi nella terra e una cesta porta vivande per soma.
Continuando a camminare si entra in una camera più ampia dove è possibile vedere da vicino e toccare un setaccio per grano, ammirare un pezzo di presepe con scena rurale, stadere e bilance pesa prodotti, vasi e damigiane per conservare bevande. Qualche passo più in là ed eccoci nella stanza degli attrezzi più pericolosi: accette, seghe per tagliare rami e alberi, coltelli rustici. Chiude l’ala dedicata agli utensili, un locale dedicato ai lavori di casa: ferri da stiro a carbone, un vecchio cavalluccio a dondolo in legno, una macchina per dividere la lana, ruote arrugginite, sedie impagliate e un pentolone in rame.
Tornando al centro del museo interno, si possono ammirare rastrelliere in legno e metallo, un intero vano dedicato al vino, con botti, in una teca del muro il personaggio del presepe napoletano “Ciccibacco ‘ngopp’ ‘a votte…” ossia “Ciccibacco seduto sulla botte” che rappresenta un ubriacone che non si accorge di ciò che sta accadendo attorno a lui, un torchio ambulante, vasche di pigiatura uva, rastrelli, un serbatoio per spargere verderame e brocche.
E’ un museo questo che è certamente interessante, soprattutto se visitato da bambini e alunni dell’età scolare di oggi, troppo presi, già alla loro età, da Iphone, chat, videogiochi e whatsapp. Sarebbe bello, però, che questa passeggiata agreste fosse effettuata non con guide improvvisate, ma semmai con la compagnia di nonni o parenti anziani che da giovani abbiano fatto i contadini…
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