I Parchi divertimento chiedono lo stato di crisi - Natoconlavaligia

Ultimo aggiornamento 14/01/2021
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Coronavirus: i parchi divertimento chiedono lo stato di crisi.

In prima linea nella tutela della salute pubblica ed uniti nella richiesta dello stato di crisi alle istituzioni. La chiusura forzata mette a rischio 15.000 posti di lavoro stagionali

di Tiziano Argazzi
Gli altri anni, in questo periodo, quasi tutti i Parchi divertimento sparsi per lo Stivale avevano già riaperto o si stavano apprestando a farlo. Quest’anno invece, a causa dell’emergenza sanitaria causata dal Covid19, la riapertura è stata posticipata, nella migliore delle ipotesi alla fine di questo mese di aprile.
È facile immaginare che le ricadute economiche ed occupazionali di questa chiusura forzata sono pesanti e mettono a rischio migliaia di posti di lavoro stagionali.
L’anno passato, il comparto ha generato ricavi pari a 420 milioni di euro per un totale di 20 milioni di visitatori provenienti dall’Italia e 1,5 milioni di arrivi dall’estero. Considerando ristorazione, trasporti, merchandising e hotel, il volume d’affari complessivo dell’indotto nel 2019 supera il miliardo di euro.

Cifre importanti anche sul fronte del lavoro: il settore genera 25.000 occupati diretti, di cui 10.000 fissi e 15.000 stagionali, a cui si sommano 60.000 posizioni legate all’indotto. Nelle settimane passate le imprese sono state impegnate con la fase di selezione delle migliaia di dipendenti stagionali, che poi è stata sospesa stante la situazione. Infatti i piani di assunzione dovranno purtroppo tenere conto della criticità di questo periodo e di una stagione 2020 che subirà un calo nei ricavi di decine di punti percentuali.

Il grido d’allarme, in termini di occupazione e di ricavi, arriva dall’Associazione Parchi Permanenti Italiani - l’organismo che rappresenta più di 230 parchi divertimento a carattere tematico, acquatico e faunistico - che fin dai primi giorni dell’epidemia ha adottato tutte le misure straordinarie necessarie per fronteggiare l’emergenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus.
“Abbiamo a cuore la salute dei nostri ospiti, bambini, ragazzi e adulti – ha dichiarato Giuseppe Ira, presidente dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani e del parco a tema “Leolandia” che ha sede a Capriate San Gervasio in provincia di Bergamo – per questo siamo perfettamente consci dell’emergenza e della necessità di adottare tutti i provvedimenti necessari a contenerla. È tuttavia indubbio – ha proseguito il presidente Ira - che la sospensione delle attività in corso per i parchi già aperti, la proroga delle aperture per i parchi ancora chiusi e l’annullamento di tutte le gite scolastiche stanno già avendo delle conseguenze gravi su tutto il comparto, specialmente in un periodo decisivo come quello primaverile che, con la Pasqua, rappresenta un terzo del fatturato dell’intera stagione. Per questo abbiamo già chiesto il riconoscimento dello stato di crisi per l’intero settore, a prescindere dalla localizzazione dei singoli parchi”.  

"Condividiamo gli obiettivi dei provvedimenti intrapresi – sono sempre parole di Giuseppe Ira – ma appare evidente che non sono sostenibili per le imprese del nostro comparto. Abbiamo già sensibilizzato Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri, Stefano Patuanelli, Ministro per lo Sviluppo Economico e Dario Franceschini, Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo. Il nostro scopo è di ottenere garanzie specifiche a tutela del business dei nostri associati e dell’intero settore: agevolazioni fiscali, cassa integrazione straordinaria, moratoria per pagamenti fiscali e bancari e misure volte ad agevolare i pagamenti dell’IVA”.  
Tutto ciò, alla luce del ruolo sempre più centrale dei parchi a tema sia per i costanti e cospicui investimenti, che nel solo 2019 superano i 100 milioni di euro, sia come volano per lo sviluppo dell’offerta turistica italiana. Lo scorso anno il settore ha generato 1,1 milioni di pernottamenti in hotel, intercettando tanto gli Italiani, quanto i turisti provenienti dall’estero, da sempre molto sensibili all’offerta degli “amusement park”, cioè dei parchi divertimento.   

“Ancora prima dell’emergenza Coronavirus – conclude Maurizio Crisanti, segretario nazionale  dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani avevamo presentato le nostre istanze alle istituzioni per ottenere un sostegno concreto. Basti pensare che, per un retaggio del passato, a livello normativo siamo ancora equiparati al settore dei Circhi e degli Spettacoli Viaggianti: un settore con cui abbiamo sempre meno a che fare”.
Anche questo è sicuramente uno degli aspetti su cui si dovrà quanto prima intervenire.  

03/04/2020                      
 
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