Giornate internaz. studio del paesaggio 2021 - Natoconlavaligia

Ultimo aggiornamento 17/04/2021
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2021
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Corpo, paesaggi - Giornate internazionali di studio sul paesaggio 2021, diciassettesima edizione.

Fondazione Benetton Studi Ricerche, evento online su piattaforma zoom nei pomeriggi di Giovedì e Venerdì 18 e 19 - 25 e 26 febbraio 2021.




Nell’Antropocene, come si evolve il rapporto corpo-paesaggio?  Intendendo per corpo la presenza attiva che è soggetto imprescindibile  di un mondo che si trasforma e si rivela grazie alla nostra fisicità. E  intendendo per paesaggio, ogni ambiente e ogni luogo, fino alle pareti  della stessa casa, che sono spesso il nostro attuale, prevalente  orizzonte. Riflettendo su quei micromondi che sono i giardini «ibridi,  frullati, chimere e deserti» oppure passando attraverso certi cimiteri  di guerra, dove riposano «comunità il cui destino è di fecondare Madre  Terra», come scrisse Ernst Jünger, che sono ciò che resta della “foresta  che cammina” richiamata da Elias Canetti. Andando oltre, per misurarsi  con la lettura del rapporto uomo-paesaggio che sanno offrire l’arte e  gli artisti.

Temi intensi e di grande attualità, quelli che la Fondazione Benetton Studi Ricerche ha deciso di sviluppare nella diciassettesima edizione delle Giornate internazionali di studio sul paesaggio, progettate dal Comitato scientifico, con il coordinamento di Luigi Latini e Simonetta Zanon, e in programma, in versione online, sulla piattaforma Zoom, con traduzione simultanea in italiano e inglese, nei pomeriggi di giovedì 18, venerdì 19, giovedì 25 e venerdì 26 febbraio, a partire dalle ore 17.  Le giornate, che vedranno la partecipazione di importanti esperti di  discipline diverse, avranno una coda con altri appuntamenti nei mesi  successivi, perpetuando la riflessione sul tema del paesaggio, nelle sue  diverse declinazioni, come una delle costanti dell’attività di ricerca e  divulgazione della Fondazione Benetton studi Ricerche.

Le quattro giornate  si articolano in sessioni, secondo uno schema che non vuole separare  ambiti e contesti che per loro natura vivono intrecciati, ma che si  propone di evocare, per parole chiave, alcune direzioni possibili da  esplorare attraverso quelle che sembrano anche coordinate  imprescindibili attorno alle quali si organizza la nostra presenza nei  luoghi.

Giovedì 18 febbraio alle ore 17, la prima delle quattro giornate è focalizzata “nell’immaginario”, con interventi di Marc Treib, professore emerito di architettura presso l’Università della California, Berkeley; Massimo Bartolini, artista e Matteo Frittelli, regista; e Nicolas Vamvouklis, curatore.
La sessione è preceduta dall’introduzione di Luigi Latini e Simonetta Zanon, curatori delle giornate, e dalla proiezione del cortometraggio di Marco Zuin, Corpi, paesaggi, realizzato per questa occasione sul tema delle giornate di studio.
Poesia  e sano realismo nella visione di Marc Treib, che, dopo aver annotato  come «Tutti i sensi trovano stimoli nel paesaggio: il suono del vento  attraverso l’erba o sull’acqua, la fragranza dei fiori o delle foglie in  decomposizione, la sensazione della corteccia, liscia o ruvida,  dell’albero e persino il gusto, sebbene probabilmente attraverso il naso  più che attraverso la bocca», appunta che «la sepoltura nel cimitero  dimostra il legame definitivo e duraturo tra il corpo e il paesaggio».
Nicolas Vamvouklis, curatore di arte contemporanea, direttore di K-Gold Temporary Gallery, Grecia, rifletterà sui Paesaggi performativi. Presenza e corporeo nelle pratiche artistiche contemporanee.  Il contributo indaga l’intima relazione tra arte performativa e  paesaggio osservando le principali opere d’arte di Ana Mendieta, Joan  Jonas, Zhang Huan e Julius von Bismarck. Quattro artisti che pongono il  proprio corpo al centro della propria ricerca come laboratorio di  produzione di nuova conoscenza ed esperienza comune.
Sul tema porterà la sua originale esperienza e visione anche Massimo Bartolini, concept artist toscano, che racconterà la sua Black Circle Square, opera ispirata al dipinto Black Circle  dell’artista russo-ucraino Kazimir Malevic (1878-1935), realizzata per  l’Emscherkunst 2016, utilizzando il serbatoio d’acqua dei Vigili del  Fuoco al confine tra Dortmund e Castrop-Rauxel. Un cerchio nero,  coincidente con il serbatoio idrico, è inscritto in una grande  piattaforma bianca quadrata. La composizione rappresenta una sorta di  giardino senza alberi, un paesaggio da pulire e curare regolarmente, nel  quale l’immersione fisica che sta al centro della performance, e che  grazie alle immagini del regista Matteo Frittelli si può replicare  all’infinito, parla dell’evoluzione di un luogo, del ruolo attivo che  tutti possono avere e di un cambio di paradigma possibile, verso una  riconciliazione con la natura e il paesaggio di cui facciamo parte,  necessaria e possibile anche grazie agli strumenti propri dell’arte.

Venerdì 19 febbraio
alle ore 17, la seconda sessione, incentrata sul tema “nello spazio urbano, nella casa”, con interventi di Cristina Bianchetti, docente di urbanistica al Politecnico di Torino; Francesco Careri,  docente presso il Dipartimento di Architettura dell’Università Roma  Tre, co-fondatore del collettivo di esplorazione urbana Stalker; e Luca Molinari,  docente di Teoria e Progettazione dell’Architettura presso la Seconda  Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, e direttore  scientifico del Museo M9 di Mestre. Sarà quest’ultimo ad analizzare il  tema del corpo nello spazio domestico, «visto come la somma di  relazioni, micro spazialità e oggetti che ci rappresentano, raccontando  di una relazione sottile e complessa tra di noi e l’idea di casa... un  paesaggio instabile molto importante... un luogo di conflittualità e  cambiamenti che ben raccontano la crisi strutturale del nostro tempo,  che la condizione pandemica ha esasperato ... portando la relazione tra  corpo, malattia, segregazione e luogo abitato in una condizione estrema  su cui vale la pena riflettere guardando a come i “domestic landscapes”  prenderanno forma negli anni a venire». Cristina Bianchetti sposterà  l’attenzione Dall’urbanistica dei luoghi all’urbanistica dei corpi,  evidenziando come «l’urbanistica dei corpi apra nuove indagini, nuove  cartografie incarnate, vibranti, relazionali. Non più grandi quadri di  assieme, come lo erano gli atlanti ginevrini di André Corboz o i  progetti di suolo di Bernardo Secchi o ancora tanti progetti di  paesaggio negli anni novanta. La lettura dell’urbano non segue più da  vicino la morfologia, la storia o i processi istituzionali, ma il modo  in cui lo spazio esprime, acuisce, attenua, rende concreti quei temi  che, elevati in generalità, forzano i confini del singolo corpo».  Francesco Careri, attraverso un racconto per immagini di azioni condotte  insieme al collettivo Stalker e a tanti altri negli ultimi venticinque  anni, affronterà il tema Alternative nomadi per abitare le città.  La tesi di fondo è che «l’architettura non nasce sedentaria, ma nasce  nomade. Ed è per il naturale spostarsi delle genti erranti, che in tutte  le civiltà arcaiche si sono sviluppati quei complessi sistemi di regole  culturali che sono alla base dell’ospitalità. Nomadismo e ospitalità  hanno dato forma al nostro abitare molto più di quanto pensiamo, e  possono ancora aiutarci a cambiare il nostro stile di vita e a  trasformare le nostre città».

Giovedì 25 febbraio alle ore 17, la terza sessione, “nel paesaggio”, con Cristina Barbiani, Matteo Meschiari, Marco Mulazzani.  Matteo Meschiari, antropologo, docente di Geografia all’Università di  Palermo, parlerà delle radici profonde del “fare paesaggio” nella nostra  specie e di come l’intervento di modifica del paesaggio avviato 1,8  milioni di anni fa dall’Homo habilis sia diventato «invenzione del paesaggio» con l’arrivo, 200 mila anni fa, dell’Homo  sapiens, e questo per effetto della strategia evolutiva di  sopravvivenza della nostra specie. Sarà Marco Mulazzani, docente di  Storia dell’Architettura all’Università di Ferrara, ad approfondire,  nella sua relazione, le considerazioni sulle sepolture dei soldati  tedeschi tra il 1920 e il 1970, sopra citate, chiamando in causa il  legame corpo-paesaggio da un punto di vista inconsueto, quello  imprescindibile della morte nella cultura occidentale.
Cristina  Barbiani, responsabile scientifico del Master Digital Exhibit  dell’Università Iuav di Venezia, si focalizzerà sui paesaggi umani di  Anna e Lawrence Halprin. Coreografa e danzatrice, la prima, architetto  paesaggista, il secondo, dalle loro reciproche influenze hanno tratto la  spinta a uscire «dalla comfort zone della propria disciplina, e a  guardare e muoversi oltre in una continua sfida che cerca di tenere  insieme arte e vita, controllo dello spazio e attenzione all’individuo,  psicoanalisi e lotta politica, consapevolezza del passato e attenzione  al presente. Paesaggi e giardini pensati per chi li attraversa,  coreografie che muovono lo spazio e lo trasformano, sono solo alcuni  degli esercizi di trasformazione della relazione fra figura e sfondo».
Chiuderà la sessione la proiezione online del film Breath made visible, di Ruedi Gerber (USA, 2009, durata 100’), lungometraggio sulla vita e la carriera di Anna Halprin.

Venerdì 26 febbraio alle ore 17, quarta sessione, “nel giardino”, con Veronique Faucheur e Marc Pouzol, paesaggisti dello studio atelier le balto, Berlino; Marcello Di Paola, filosofo ambientale, docente presso l’Università di Palermo e Loyola University Chicago JFRC; e Monique Mosser, storica dell’arte e del giardino, Parigi.
È  di Marcello Di Paola la citazione dei «Paesaggi come giardini: ibridi,  frullati, chimere e deserti dell’Antropocene», titolo della sua  relazione. «Utilizzando il giardino come modello», scrive, è «possibile  distinguere quattro tipologie di paesaggi che saranno caratteristici  dell’Antropocene: paesaggi ibridi, come ogni giardino è; paesaggi  frullati, in cui forze bio-ecologiche antropogeniche ma più che umane  prendono il sopravvento; paesaggi chimera, da cui le forze ecologiche  vengono escluse; e paesaggi deserti, luoghi post-umani da cui vengono  escluse le forze antropologiche».
Veronique Faucheur e Marc Pouzol,  paesaggisti francesi di stanza a Berlino con l’atelier le balto,  racconteranno la loro visione del fare giardini come si lavora a una  coreografia e dell’arte del giardino come messa in scena (o messa nello  spazio) di un disegno o di uno schizzo, in cui gli attori principali  sono una tavolozza vegetale originale e i corpi che lo abitano.
Monique  Mosser, punto di riferimento internazionale della storia e della  critica del giardino, concluderà le giornate con un intervento ispirato,  guardando al tema della metamorfosi e alle infinite combinazioni che il  binomio corpo giardino ha suggerito nella storia e nell’attualità.

Informazioni
L’edizione  2021 delle giornate di studio si svolge in modalità online, sulla  piattaforma Zoom, con traduzione simultanea in italiano e in inglese.
La partecipazione alle giornate è libera; è richiesta l’iscrizione attraverso l’apposito link pubblicato,  con tutte le informazioni utili, comprese quelle sui crediti formativi,  nei canali social e nel sito della Fondazione www.fbsr.it.
per maggiori informazioni: paesaggio@fbsr.it

Programma sintetico

giovedì 18 febbraio
ore 17
Apertura delle giornate, Luigi Latini e Simonetta Zanon
Corpi, paesaggi, proiezione del cortometraggio di Marco Zuin, realizzato per questa occasione sui temi delle giornate di studio
prima sessione: nell’immaginario
Marc Treib, Ricezione/percezione: sentire il paesaggio
Nicolas Vamvouklis, Paesaggi performativi. Presenza e corporeo nelle pratiche artistiche contemporanee
Massimo Bartolini e Matteo Frittelli, Il Black Circle Square nel paesaggio dell’Emscher Park

venerdì 19 febbraio
ore 17
seconda sessione: nello spazio urbano, nella casa
Cristina Bianchetti, Dall’urbanistica dei luoghi all’urbanistica dei corpi  
Luca Molinari, Il corpo nello spazio domestico. Riflessioni sul presente
Francesco Careri, Alternative nomadi per abitare le città

giovedì 25 febbraio
ore 17
terza sessione: nel paesaggio
Matteo Meschiari, Paesaggi e corpi dell’Antropocene
Marco Mulazzani, La foresta che cammina. Le sepolture dei soldati tedeschi 1920 1970
Cristina Barbiani, I paesaggi umani di Anna e Lawrence Halprin
a seguire proiezione online del film documentario di Ruedi Gerber Breath made visible
(USA, 2009, durata 100’)

venerdì 26 febbraio
ore 17
quarta sessione: nel giardino
Marcello Di Paola, Paesaggi come giardini: ibridi, frullati, chimere e deserti dell’Antropocene
Veronique Faucheur e Marc Pouzol, L’arte di fare giardini: una coreografia
Monique Mosser, Metamorfosi dei corpi nella cultura del giardino

Partecipano alle giornate di studio

Cristina Barbiani
, responsabile scientifico del Master Digital Exhibit presso l’Università Iuav di Venezia;
Massimo Bartolini, artista, Cecina (Livorno);
Cristina Bianchetti, docente di Urbanistica presso il Politecnico di Torino;
Francesco Careri,  docente presso il Dipartimento di Architettura dell’Università Roma  Tre, co-fondatore del collettivo di esplorazione urbana Stalker;
Marcello Di Paola, filosofo ambientale, Università di Palermo e Loyola University Chicago JFRC;
Veronique Faucheur, paesaggista, atelier le balto, Berlino;
Matteo Frittelli, regista, fondatore di Altopiano studio, Milano;
Matteo Meschiari, antropologo, docente di Geografia presso l’Università di Palermo;
Luca Molinari,  docente di Teoria e Progettazione dell’Architettura presso la Seconda  Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, direttore  scientifico Museo M9 di Mestre;
Monique Mosser, storica dell’arte e del giardino, Parigi;
Marco Mulazzani, docente di Storia dell’Architettura presso l’Università di Ferrara;
Marc Pouzol, paesaggista, atelier le balto, Berlino;
Marc Treib, professore emerito di Architettura, Università della California, Berkeley;
Nicolas Vamvouklis, curatore di arte contemporanea, direttore di K-Gold Temporary Gallery, Grecia;
Marco Zuin, regista, Treviso.

Le  giornate di studio sul paesaggio sono progettate dal Comitato  scientifico della Fondazione, con il coordinamento di Luigi Latini  (presidente del Comitato scientifico) e Simonetta Zanon (responsabile  progetti paesaggio).

Comitato scientifico studi e ricerche sul paesaggio
Giuseppe Barbera, agronomo, Università degli Studi, Palermo;
Hervé Brunon, storico del giardino, cnrs, Centre André Chastel, Parigi;
Thilo Folkerts, paesaggista, 100Landschaftsarchitektur, Berlino;
Anna Lambertini, architetto e paesaggista, Università di Firenze;
Luigi Latini, architetto, Università Iuav, Venezia (presidente);
Monique Mosser, storica dell’arte, Scuola superiore di architettura, Versailles;
Joan Nogué, geografo, Università di Girona;
José Tito Rojo, botanico, Università di Granada.

25/01/2021
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