A Pompei una scoperta archeologica importantissima: il termopolio della Regio V.
Gli scavi iniziati due anni fa, hanno portato alla luce questa testimonianza legata al cibo di strada.
di Giovanni Tavassi
Si sta concludendo il 2020, uno degli anni più terribili dal punto di vista delle calamità. Stiamo trascorrendo le festività natalizie, diversamente da come eravamo abituati nel rispetto degli usi e costumi. Andavamo al bar per il caffè e l'aperitivo e poi al ristorante per i pranzi e le cene con gli amici e parenti, invece, causa pandemia da Covid-19, ci dobbiamo accontentare solamente del servizio di asporto e consegna a domicilio di cibi e bevande.
Qualcuno dirà cosa c'entra questo con la scoperta archeologica a Pompei? Quest'anno funesto ci regala, nei suoi ultimi giorni, una scoperta archeologica che sembra essere una coincidenza, perchè legata al cibo di strada.
Nella regio V di Pompei gli archeologi e lo staff impegnato negli scavi iniziati due anni fa, hanno riportato alla luce un termopolio (dove venivano acquistati cibi e bevande pronti per il consumo), inserito all'interno di una piazzetta dove è presente anche una fontana ed una torre piezometrica (manufatto con una cisterna per l'acqua). Sono stati rinvenuti alcuni resti di cibo come agnello e lumache, all'interno di alcune Dolie (Giare in terracotta) inserite nel bancone. Altri resti di cibo sono in fase di studio.
Termopolio deriva da una parola latina thermopolium formato da due parole composte (termos caldo e polio vendo) che identifica, appunto, una bottega dove si acquistavano cibi pronti per il consumo.
Da una parte la storia racchiusa e sepolta, dall'altra parte la continua ricerca di essa mi fanno paragonare la vecchia Pompei ad una mamma che partorisce e il lavoro degli archeologi è quello di portare alla luce, fuori dal grembo, le nuove creature che tutti noi e le nuove generazioni potranno ammirare.
Nei primi scavi, condotti dagli archeologi, è venuto alla luce la parte anteriore del bancone del termopolio che presenta un bellissimo affresco raffigurante una Nereide che cavalca un cavallo marino.
Gli archeologi non si aspettavano di trovare, anche nel retro del bancone dei dipinti, invece sono affiorati resti umani e bellissimi affreschi di nature morte estremamente suggestivi come ha spiegato il Prof. Massimo OSANNA.
Il prof. Massimo OSANNA, direttore ad interim del Parco Archeologico di Pompei, spiega l'importante scoperta.
Una brevissima storia di un percorso di scavi che dura da secoli.
Affiorano sempre nuove testimonianze che raccontano una lunga storia cominciata il 24 ottobre dell'anno 79 d.C., dove la popolazione che si era insediata alle pendici del Vesuvio, per i suoi terreni fertili e la vicinanza al mare, fu destata da un boato, investita da una pioggia di ceneri, gas e lapilli che si sprigionò dal Monte Somma e sommersa con l'atto finale del collassamento della nube piroclastica (alta alcune decine di chilometri), che in 20 ore sommerse completamente la Città di Pompei e in una seconda fase di 12 ore, col cambio del vento, sommerse anche le altre città vesuviane come Ercolano.
Le tracce di quella popolazione, quindi, della storia e della cultura vennero perse fino al 1748, quando sotto il Regno di Carlo III di Borbone partirono i primi scavi della vecchia Pompei.
Dalla metà del '700 ai nostri giorni, non si sono più fermati i lavori di scavi archeologici, che portano continuamente alla luce la storia, la cultura e i costumi della popolazione rimasta imprigionata dal volere della natura.