Benvenuto Cellini fu il più grande orafo del Rinascimento.
Attirato subito dalla musica, in un secondo momento fu attratto anche dall'arte dell'oreficeria e apprese i primi rudimenti nella bottega di un orafo fiorentino.
Coinvolto in una rissa, a sedici anni dovette interrompere il suo praticantato artistico e fu costretto a fuggire a Siena.
Tornò a Firenze per breve tempo e poi andò a Roma nel 1523 e vi rimase fino al 1540, lavorando per il papa Clemente VII e per il suo successore Paolo III Farnese, suoi ammiratori e protettori.
Dalla sua biografia si evince che comandò la difesa di Castel Sant'Angelo durante l'assedio di Roma e comandò la difesa di Castel Sant'Angelo, vantandosi di avere, mortalmente colpito con un'archibugiata, il condottiero delle truppe lanzichenecchi assedianti, Carlo di Borbonei.
Andò in Francia nel 1540, presso Francesco I, e affiancò all'attività di orafo quella di scultore, creando il Giove, oggi perduto, e la Ninfa di Fontainebleau, conservata al Louvre, opera di raffinatissima tecnica.
Sempre al periodo francese appartiene la saliera d'oro fi Francesco I re di Francia, ora custodita nel museo Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Cellini - Saliera di Francesco I (Vienna, Kunsthistorisches Museum)
Ritornò a Firenze nel 1545 presso Cosimo I, da lui ricevette la commissione del Perseo posto nella Loggia dei Lanzi.
Non solo opere orafe e scultoree, la fama del Cellini era anche negli scritti, e più che alle rime e ai trattati d'arte (notevole tuttavia è il Trattato dell'oreficeria), alla Vita.
Grande testimonianza con la celebre autobiografia (Vita) dettata dal 1558 al '65 a un garzone di bottega, indotto dal desiderio di lasciare una celebrazione di sé e della sua virtù di artista e di uomo.
Dopo essere passato durante la sua vita da una corte all'altra, muore a Firenze, a 71 anni.