Rural Festival - Natoconlavaligia

Ultimo aggiornamento 30/12/2018
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Food 2016

Rural Festival lussuosamente semplice - La manifestazione trae origine da un progetto mirato a recuperare e proteggere antiche razze animali e varietà vegetali autoctone che risultavano a rischio estinzione e che oggi sono pienamente recuperate. di Dorina Cocca

Una manifestazione, il Rural Festival,  dedicata alla biodiversità agricola, iniziata quasi per caso che, in tre anni  ha bruciato letteralmente le tappe. 10mila sono stati i visitatori nel 2014 per la prima edizione, schizzati a 26mila l’anno scorso e, quest’anno nelle due giornate del 3 e 4 settembre, i numeri sono volati verso l’alto superando le 40mila presenze (i numeri sono stati forniti dalla Protezione Civile). Complice anche il bel tempo che l’ha fatta da padrone assoluto dispensando sole e caldo sulle dolci colline dell’alta provincia parmense.



La location dell’evento, il Parco Barboj di Rivalta una frazione di Lesignano de’ Bagni nel cuore della Food Valley, un nome che identifica un territorio di tre province (Parma, Reggio e Modena) patria di prodotti Dop di eccellenza fra cui formaggio, prosciutto e culatello. Per arrivare bisogna percorrere una strada stretta e ripida che da Lesignano si inerpica per quattro chilometri.
Ma ne vale assolutamente la pena; anche perché lungo il tragitto si rimane colpiti dall’attenzione con cui ogni appezzamento, anche il più scosceso, è stato recuperato all’attività agricola.
E poi il paesaggio: dalla vetta della collina a 360 metri sul livello del mare, da qualunque parte si guarda, tutto è stupefacente.
Lo sguardo viene rapito dal tanto verde che si perde all’infinito e dalle cime appenniniche che dividono l’Emilia, dalla Liguria e, più giù, dalla Toscana. Questa poi è un’area che, assieme all’intero Appennino tosco emiliano, ha recentemente ottenuto la certificazione a riserva MaB Unesco (Man and Biosphere).
Se poi si ha un pò di tempo a disposizione si possono fare rilassanti passeggiate fra i tanti sentieri che costeggiano boschi e calanchi e che si spingono fino ai “barboj”, quei piccoli crateri tipici di questa zona dentro i quali gorgogliano in continuazione delle bolle di gas che arrivano continuamente in superficie.   Il caratteristico rumore di questo gorgoglio dà appunto nome ai barbogli o barboj.



Ma il 3 e 4 settembre scorsi le migliaia di persone che sono arrivate da queste parti, hanno potuto apprezzare i prodotti delle 20 e passa aziende, soprattutto agricole, che hanno aderito al progetto “Rural” messo in essere da Mauro Ziveri patron dell’Azienda agricola “Rosa dell’Angelo” con l’obiettivo principale di recuperare antiche razze di animali e varietà vegetali autoctone da decenni abbandonate e quasi estinte ed oggi tornate all’antico splendore ed alla piena valorizzazione.
Fra gli animali, importanti progetti di recupero e valorizzazione hanno riguardato il suino nero, l’asino romagnolo, la pecora cornigliese, il tacchino nero, il cavallo bardigiano, la vacca grigia appenninica e la gallina romagnola.
Tutte queste specie erano presenti nel  vasto recinto annesso al “Rural festival” per la gioia dei tanti bimbi che hanno trascorso assieme ai genitori alcune ore in assoluta libertà dando un’occhiata anche a trebbie e trattori d’epoca Landini e Lamborghini per un salto nel passato.
Nei capannoni della “Rosa dell’Angelo” i produttori aderenti al progetto hanno offerto gustosi assaggi delle loro specialità a chilometri zero.
Per entrambe le giornate è stato possibile degustare il gustoso prosciutto di maiale nero, gli arrosticini di pecora, i formaggi, i cappelletti ed i ravioli, le torte di patata quarantina, la marmellata di prugna zucchella e la mostarda e poi il latte di asina ed il gustosissimo gelato dallo stesso ottenuto.
Si rimane anche piacevolmente sopresi dalla passione che anima agricoltori ed allevatori aderenti al progetto consapevoli di fare da battistrada per tutti quelli, soprattutto giovani animati dalla passione per la terra, che vorranno seguirne l’esempio.
Molto coinvolgenti i racconti di Ettore Rio, che alleva circa 600 pecore di razza cornigliese per passione e di quelli di alcuni collaboratori della “Rosa dell’Angelo” che ripercorrono le tappe che hanno portato all’attuale allevamento del maiale nero, una novantina di capi liberi di scorrazzare in un podere in mezzo ai boschi delle colline parmigiane, all’interno di un ambiente naturale e protetto.
I racconti poi proseguono a bordo dei fuoristrada che, sfidando la forza di gravità, si inerpicano per strade sterrate fino alla vetta del monte da cui si domina l’intero allevamento.



Quassù si respira un’aria pulita appena raffrescata da una brezza leggera e continua che arriva, per quasi tutto l’anno,  dal golfo di La Spezia.
Di strada ne è stata fatta da quando nelle colline della provincia di Parma è stato scovato un piccolo gruppo di questi maiali (praticamente sulla via di estinzione) diretti discendenti dell’antica razza della Nera parmigiana.
Oggi il “Nero di Parma” è un suino sano,  libero di grufolare nel sottobosco alla ricerca di qualcosa da mangiare.
La sua alimentazione viene poi integrata con erba fresca, mais, orzo, frumento, favino, bacche e ghiande.
Quando poi il discorso cade sui tanti prosciuttifici dislocati fra Langhirano, Sala Baganza e Varano de’Melegari e sulla lavorazione dei loro prosciutti nel piccolo stabilimento dell’azienda a Traversetolo (capacità produttiva 120 prosciutti al mese) trattati con sale e lasciati stagionare per 30 – 32 mesi il languore si trasforma in fame.
A Rural è pure presente Giuseppe Borghi, con il figlio Davide, titolari della azienda Montebaducco di Quattro Castella in provincia di Reggio Emilia che dedicano il loro lavoro alla “cura” dell’asino romagnolo, razza antica dell’Emilia-Romagna.
L’allevamento è composto da circa 800 capi, il più grande d’Europa.
Un tempo usato per lavori di fatica oggi invece rivalutato per il suo latte salutare (perché molto simile a quello materno) senza controindicazioni.
Molto gustoso e digeribile, il gelato ottenuto dal latte di asina; oltre al latte l’unico ingrediente è lo zucchero (il tocco d’artista, cioè il rapporto quantità di zucchero - quantità di latte, è un segreto “gelosamente custodito”).
Il tutto poi viene  miscelato con una macchina gelatiera per alcuni minuti. Ottimo per il fine pasto. Il latte d’asina è anche indicato nella preparazione di creme e prodotti di bellezza per il benessere della pelle.
Un posto d’onore va al pomodoro Riccio di Parma (coltivato dalla Azienda agricola Centrale della Frutta), una antica varietà autoctona, che ha il pregio di essere molto dolce e di non causare acidità di stomaco.
Molto buona e gustosa anche la passata che può essere spalmata su  pane fresco rustico tipo bruschetta che ne valorizza il profumo intenso.
Un’altra chicca,  la farina ottenuta dal  frumento Gentilrosso.
Il  nome deriva dalla caratteristica spiga rossa che conferisce alla farina, macinata “a pietra”, un colore ed un aroma davvero unici: la fragranza dei bocconi di focaccia calda che sono stati offerti lo ha dimostrato in modo inequivocabile.
La piccola produzione, dell’azienda agricola Case Gatti di Marilena Colombini, è veramente di nicchia.
Appena sette quintali che vanno letteralmente a ruba in occasione della “due giorni” del festival.
Il successo del Rural Festival è stato tale che fra quindici giorni (17 e 18 settembre) si replica. In Toscana e precisamente nel centro storico di Gaiole in Chianti in provincia di Siena dove chi ha la possibilità di partecipare potrà soddisfare tante altre curiosità ed assaggiare tanti altri prodotti genuini ed a chilometri zero.
Poi a fine ottobre nel centro di Parma, precisamente in Borgo  Giacomo Tommasini, aprirà i battenti il primo Rural Market che proporrà in vendita tutti i prodotti degli associati al progetto.
In definitiva si può dire che il progetto Rural è pervaso da una “lussuosa semplicità” dove la semplicità è data dal ritorno al passato per produrre in modo da garantire il nostro benessere e il lusso é l’essersi accorti che ciò è davvero possibile riscoprendo sapori antichi e metodi naturali ormai scomparsi dalle nostre abitudini alimentari.

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07/09/2016 Lascia commento

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